Il buon esempio parte dal basso. Con noi la democrazia si evolve!
Fabio D'Anna
Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente.
Per cambiare qualcosa costruisci un modello
nuovo che renda la realtà obsoleta.
Buckminster Fuller
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di Fabio D'Anna
Ci piace chiamarla democrazia, ovvero governo del popolo, ma ci siamo mai chiesti quanto conta il popolo nelle decisioni di governo? In teoria con il voto dovremmo determinare un pò tutto: gli uomini che ci governano, il programma e di conseguenza le leggi che ne derivano. Nella pratica l'Italia è uno dei sistemi più ingessati dell'occidente.
Difficilmente abbiamo una vera possibilità di scelta, al di la della par condicio, spesso violata, non tutti i concorrenti vengono messi in condizioni di lottare ad armi pari. Sappiamo fin dall'inizio di ogni competizione elettorale che la possibilità di vincere è in realtà esclusiva di due o tre schieramenti, cosi finiamo con accontentarci di scegliere il meno peggio. Anche quando diventa palese che l'azione di governo si discosta totalmente dalle promesse fatte in campagna elettorale, la competizione successiva rivede spesso gli stessi protagonisti.
Cosi per anni sentiamo ripetere sempre le stesse argomentazioni, ripetere sempre le stesse promesse e mai qualcuno che riesce a risolvere definitivamente dei problemi reali. Una volta per colpa del partito alleato, una volta fanno credere che non hanno abbastanza potere altre che servono le riforme. Cambia tutto per non cambiare nulla! La conclusione è sempre la stessa i cittadini non decidono nulla e subiscono le scelte dei loro governi.
C'é chi sostiene che è colpa dei partiti e bisogna sopprimerli, una analisi parzialmente corretta ma la pezza è peggiore della buca. La costituzione assegna un ruolo essenziale ai partiti:
Art. 49. Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
Tuttavia i partiti non sono proprio un esempio virtuoso di organizzazioni democratiche, a prescindere dalle procedure formali con cui dicono di essere organizzate, si passa dai partiti padronali come quelli di Grillo e Berlusconi, dove il capo è assolutamente indiscutibile e decide tutto (o quasi) sulla linea politica da seguire fino ad arrivare a quelli più democratici come appunto il PD in cui l'azione democratica dal basso si riduce essenzialmente nell'indicare tramite primarie il segretario che poi sostanzialmente farà da capo indiscusso fino alle successive elezioni. Quest'ultimo sistema garantisce quanto meno un certo ricambio ma non da la garanzia alla base di ottenere i risultati sperati, più i politici sono bravi nella comunicazione e ad emergere e più facilmente dimenticano le promesse fatte prima di essere eletti.
A forza di farci credere che dipende tutto dall'organizzazione dello Stato stanno tentando di cambiarla, a mio parere in peggio, dimenticando che la costituzione è il frutto di ragionati studi volti a dare un equilibrio ai vari poteri affinché nessuno di essi possa prendere il sopravvento sull'altro, tutte le volte che si modifica la costituzione bisognerebbe prima di tutto cercare di preservare questo equilibrio piuttosto che pensare essenzialmente alla necessità di rendere più rapida l'azione di governo.
Esiste però chi vuole esplorare strade alternative, convinti che la soluzione non è dare più potere a chi governa ma aumentare la capacità del popolo di incidere sulle decisioni. Cominciando proprio dal modo in cui sono organizzati i partiti a loro interno, ovvero gli organi che dovrebbero essere i più vicini alla gente, un sistema nuovo in grado di abbattere completamente ogni piramide decisionale fondata sulla rappresentanza per sostituirla con la democrazia diretta. Serve una legge? No, solo il buon esempio. Decidiamolo Insieme rappresenta proprio questa scommessa, dimostrare che si può fare politica senza leaderismi, se avrà successo gli altri partiti saranno considerati obsoleti e dovranno adeguarsi, questa volta il futuro dipende veramente solo da noi.
Utente: DANNA
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del 04/09/2014
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