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Finanza

  • La doccia scozzese.

    La doccia scozzese.

    Il caso Sicilia nel quadro della crisi economica e finanziaria globale.

    di Francesco Caudullo - Fonte:MEGA chip

    Non è solo la storia di un enorme debito, è la storia di una strategia con mani vicine e lontane che la guidano. Poche informazioni si hanno riguardo al debito contratto dalla Regione Siciliana nel corso degli ultimi anni. Sappiamo in linea generale che il governo Cuffaro ha trascinato la Regione nelle sabbie mobili speculative dei derivati, siglando accordi “pericolosi” con sei importanti gruppi bancari che, nell’indifferenza lombardiana, si sono rivelati assai proficui per le banche finanziatrici. Il vantaggio dei soggetti finanziari, primi su tutti Nomura e Merrill Lynch, come ha chiarito lo scorso novembre il dirigente Maurizio Pirillo, è dipeso da un accordo di stipula “suicida” per la Regione, poiché prevedeva una “forbice” vantaggiosa per la Sicilia troppo stretta a tutto favore delle banche (cfr. «Giornale di Sicilia»,Regione, buco di 14 milioni sui mutui). E ciò si è tradotto in un forte debito siciliano, la cui consistenza è stata resa pubblica solo di recente, dal primo trimestre del marzo 2012 quando l’Osservatorio del Fabbisogno Finanziario dell’Assessorato dell’Economia ha prodotto il suo “bollettino” con cifre e dati ufficiali.  E così dal Numero 1/2012 è emerso che il debito lordo regionale all’inizio dello scorso anno ammontava a ben 5.304.532.983 euro, dei quali 4.360.571.049 euro derivavano dai mutui, mentre l’incidenza dei bond era pari a 272.172.441 euro.

    Si rendevano noti, inoltre, anche i soggetti creditori della Regione. Per i mutui erano quattro, con le seguenti proporzioni: il Ministero dell’Economia e delle finanze con il 44,30%; la Cassa depositi e prestiti con il 42,97%; la Banca Europea degli Investimenti con 6,14%; The Royal Bank of Scotland con appena il 3,98% di crediti vantati sul debito siciliano (cfr. le Tabelle riportate a pag.23 del Bollettino sul Fabbisogno Finanziario della Regione Siciliana Numero 1/2012).

    Ma se le percentuali più alte, in maniera per certi versi coerente con le pratiche note, riguardavano soggetti “istituzionali” del nostro Paese comunque preposti a tale tipologia relazionale, si scopriva che il 10,12% del debito della Regione era contratto con la BEI e - cosa che solo pochi intimi potevano sapere - con The Royal Bank of Scotland.

    Ed è proprio su questo ultimo istituto bancario che ci pare opportuno focalizzare la nostra attenzione, poiché il suo coinvolgimento nelle vicende siciliane è paradigmatico per capire quel che accade agli enti pubblici e più in generale per capire come il nostro Paese sia sempre più stretto nella morsa della finanza internazionale.

    La Royal Bank of Scotland è un importante istituto di credito britannico controllato dal 2008 per il 70% dal governo inglese. Chi conosce le vicende finanziarie degli ultimi anni sa bene che tale banca è stata a tutti gli effetti salvata dal governo britannico (che ha provveduto a tamponare un passivo quantificato solo per il 2008 in ben 28 miliardi di sterline) e sa che il gruppo scozzese, solo attraverso i Sinking fund (fondi di accantonamento), ha incamerato dalla Regione Siciliana un “bottino” di circa 200 milioni di euro.

    Ma come è stato possibile che prendesse forma un tale rapporto?

    Perché rispetto a tali vicende e relazioni le informazioni sono poche e quasi sempre poco chiare?

    Per quello che ci è dato sapere la Royal Bank of Scotland si è ritrovata dentro il gioco speculativo-finanziario che riguarda la Sicilia nel 2007, quando è subentrata a Nomura quale creditore del Bond Pirandello, un bond, che scadrà nel 2015, al quale si era fatto ricorso nelle more della ristrutturazione del Sinking Fund voluta dal Ministero dell’Economia per risanare il debito della sanità (Cfr. Gaetano Armano, Regione Siciliana-Assessorato regionale dell’Economia, L’autonomia ed il risanamento finanziario della Sicilia, pag.17). Sappiamo inoltre che la Royal Bank of Scotland nel 2008 è stata nominata dal governo Berlusconi “advisor” della Regione con il compito di fare quadrare i conti siciliani e pare anche - secondo quanto è emerso da un’interrogazione all’Assemblea Regionale Siciliana presentata da Giuseppe Lupo del PD - che la banca fosse implicata nel mancato affare degli inceneritori (almeno in tre dei quattro che avrebbero dovuto essere realizzati).

    Dal 2007 ad oggi la Royal Bank of Scotland ha acquisito crediti consistenti in Sicilia, nonostante Pirillo comunichi che il rapporto con gli scozzesi sia stato finora a vantaggio della Regione. Lo possiamo rilevare dai dati ufficiali: all’inizio del 2012 i crediti acquisiti dalla banca britannica provenivano per 224.844.186 euro da Bond, oltre a 88.403.934 euro attinti, come controparte SWAP, da un mutuo originariamente erogato dalla Cassa Depositi e Prestiti per un importo complessivo di € 247.899.600.

    La percentuale creditizia della Royal Bank of Scotland - 3,98% sul totale del debito lordo all’inizio del 2012 - sembra modesta. Però nella ripartizione dei derivati sui mutui per le controparti swap, che coinvolgeva altri cinque grandi gruppi bancari (Nomura 35,30%, Merrill Lynch 20,88%, Deutsche Bank 13,7%, Unicredit 10,29%, Banca Nazionale del Lavoro 10,18%), raggiunge il 10,29%, percentuale di tutto rispetto.

    Ma ciò che più importa è che la Royal Bank of Scotland, grazie al sostegno del governo britannico, nonostante abbia patito la crisi, è in Italia un soggetto fortemente attivo e in crescita. La sua forza si è accresciuta ulteriormente nel 2011 con la sua entrata nell’Istituto di credito denominato “Banca Sistema”, soggetto che coinvolge tre fondazioni bancarie (Banco di Sicilia, Cr Alessandria e Cr Pisa) e che fa business anche con la pubblica amministrazione, con particolare attenzione alla Sanità.

    La Royal Bank of Scotland, che ha una sua proprietà del debito siciliano, sta quindi acquisendo in Italia crediti rispetto a molte imprese ed aziende sia private sia pubbliche che hanno urgenza di attingere a una liquidità (solo Banca Sistema fornisce una liquidità che varia dal 90% al 99,5% legata a finanziamenti attinti dalla BCE o attraverso l’emissione di Bond) più che mai necessaria per superare l’esiziale perdurare di una crisi economico-finanziaria globale.

    Per chi scrive tale crisi è in realtà riconducibile a una più ampia strategia del capitalismo globale di marca occidentale che è consapevole di vivere una parabola discendente e che cerca di contenere l’emergere prepotente del BRIC, in particolare della Cina. Questa strategia penetra negli spazi strategici creando nuovi vincoli e dipendenze in vista di una resa dei conti con l’altra parte contendente. Oggi si combatte già con la crisi, ma presto il suo risvolto bellico sarà nel conto. La Sicilia e più in generale l’Italia sono già terre occupate e nelle mani delle grandi banche, come la vicenda della Royal Bank of Scotland nel suo piccolo rivela.

    Utente: DANNA

    Pubblico
    visite 600
    del 13/01/2013

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