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di Decidiamolo Insieme
INTERVISTA ALL'AUTORE DEL LIBRO SIAMO UOMINI E CAPORALI. PSICOLOGIA DELLA DISOBBEDIENZA.
Salve prof. Cianciabella, facendo una ricerca su internet su concetti quali "obbedienza" e "disobbedienza" il motore di ricerca Google ci ha indirizzato verso un Suo libro di recente pubblicazione che, per certi versi, è in linea con i fondamenti del nostro movimento, può dirci di cosa parla e quali sono i suoi obiettivi?
Risp: Certamente. L'idea di scrivere un libro sulla disobbedienza nasce dalla forte motivazione di coinvolgere la gente comune su tematiche che, solitamente, per via di un linguaggio troppo scientifico, restano relegate nellambito puramente accademico.
Tematiche quali?
Risp: L'obbedienza e, quindi, la disobbedienza. La persuasione e le armi per potersi difendere dai manipolatori dellocculto che, utilizzando principi noti alla psicologia sociale, cercano di indirizzare la gente comune verso obiettivi che non sempre sono in sintonia con i reali bisogni del pubblico. Sia per fini puramente commerciale che politici.
Osservando attentamente la copertina del Suo libro leggiamo nomi di personaggi noti come Philip Zimbardo, professore Emerito dellUniversità di Stanford e Liliana De Curtis, la figlia di Totò. Possiamo sapere come è stato possibile far incontrare due personaggi "apparentemente" distanti culturalmente e geograficamente?
Risp: Hai detto bene: apparentemente. In realtà sia Zimbardo che Totò sono figli della cultura dell'Italia meridionale. Philip Zimbardo è, infatti, originario di Cammarata, provincia di Agrigento, i suoi genitori si sono trasferiti in California negli anni Trenta. E Zimbardo, come Totò è affascinato dal tema "autorità", ovvero ha cercato di dare risposte, attraverso studi e ricerche, a domande quali: "Come è possibile che una brava persona si trasformi in carnefice?", "La nostra condotta è il risultato di determinanti genetiche o è influenzata da fattori situazionali?", e se così fosse, "Comè possibile aiutare la gente ad inibire certe forze situazionali che deviano il normale comportamento verso condotte riprovevoli?". Ho così utilizzato la storica domanda di Totò Siamo uomini o caporali? per cercare di tradurre in un linguaggio più semplice la questione psicologica: La nostra condotta è esito del nostro patrimonio genetico, delle nostre disposizioni o delle situazioni entro le quali le condotte vengono agite?. E ancora, una volta indossata la divisa, diventati caporali, con quale frequenza gli esseri umani si trasformano in aguzzini?. Ho così indagato su quello che Zimbardo ha definito Effetto Lucifero.
Bene, molto interessante. Apprezziamo lo sforzo nellaver saputo conciliare aspetti psicosociali a contenuti cinematografici.
Risp: Effettivamente non è stato affatto semplice selezionare tra oltre novanta film di Totò, ma è stato illuminante conoscere e scoprire la natura della comicità di Totò, nata appunto durante il servizio militare dove, circa un secolo fa, Totò incontrò quello che definì il caporale per antonomasia ed ebbe modo di tradurre la sua teoria comunicandola nel film Siamo uomini o caporali dove appunto afferma: Lumanità io lho divisa in due categorie di persone: uomini e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali, per fortuna, è la minoranza. Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare tutta la vita come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza mai la minima soddisfazione, sempre nell'ombra grigia di un'esistenza grama.
I caporali sono, appunto, coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri, invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza avere l'autorità, l'abilità o l'intelligenza, ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il poveruomo qualunque.
Totò, quindi, condivideva con la gente comune lidea secondo cui Caporali si nasce!, ovvero la nostra condotta è fortemente condizionata dalla genetica. Io mi sono permesso di correggerlo usando la chiave di lettura psicosociale che riequilibra linterpretazione considerando linfluenza di elementi situazionali.
Ecco, è proprio questo il punto che a noi interessa. In che senso secondo Lei, fattori situazionali e sistemici, come leggiamo nel Suo libro possono influenzare la condotta del singolo?
Risp: La teoria di Zimbardo sullEffetto Lucifero nasce da un esperimento del 1971, noto come Stanford Prison Experiment, in cui lo psicologo americano ebbe modo di dimostrare per lappunto, con quale facilità le forze situazionali avevano il sopravvento sui dei bravi ragazzi universitari, una volta assunto il ruolo di guardie, di caporali, direbbe Totò. Dei bravi ragazzi vessavano i loro colleghi che, sfortunatamente, per sorteggio partecipavano allesperimento nel ruolo di prigionieri. Ecco, quellesperimento ha mostrato tutta la sua attualità quando nel 2004 le TV di mezzo mondo mostrarono le immagini raccapriccianti di poveri soldati iracheni incappucciati e torturati dai bravi soldati americani, dalla brava vicina di casa.
Lei, quindi, che obiettivi si pone, scrivendo su temi che, come può immaginare non posso rallegrare la gente comune?
Risp: Il punto è proprio questo. Non è evitando di conoscere il male che si risolvono le questioni, anzi. La consapevolezza di certe dinamiche attraverso le quali il male agisce è il primo passo per la neutralizzazione e la prevenzione di condotte violenti come, ad esempio, il bullismo. La società civile non può voltare la faccia dicendo non mi appartiene o io non lavrei mai fatto. Noi non possiamo sapere come ci saremmo comportati al posto di Eichmann, al posto del caporale di Abu Ghraib. Se non viviamo certe situazioni, non possiamo prevedere il nostro comportamento. Quante volte ci ritroviamo a dire non era in sé!, da lui non me lo sarei aspettato!, ma come? Il mio vicino di casa? Sembrava così tranquillo!.
E Lei, mi perdoni per la provocazione, cosa sta facendo per migliorare la situazione attuale in cui noi tutti, a volte ci sentiamo, disorientati?
Risp: Sa cosa diceva Michael Jackson? Se vuoi fare del mondo un posto migliore comincia da te stesso e cambia. La cosa più difficile è cambiare noi stessi, il nostro atteggiamento, il nostro modo di pensare. Io penso che la prima cosa da fare è cominciare a darsi da fare facendo cose che normalmente non facciamo. Non aspettiamo che siano gli altri ad iniziare, anche perché gli altri pensano lo stesso e cadiamo in quello che nel gergo psicologico si chiama Effetto Bystander, se vedo una persona in difficoltà per la strada, in una città affollata, non faccio nulla perché tanto ci sarà qualcuno ad intervenire, e quella persona paradossalmente muore, sotto gli occhi indifferenti di centinaia di passanti.
Quindi, bisogna agire
Risp: Esatto. Proprio in questi anni mi sto occupando a Prato e lo stesso sta facendo il collega Bocchiaro a Corleone di Psicologia delleroismo. Se aiutiamo la gente a prendere consapevolezza delle dinamiche attraverso cui il male agisce, ognuno di noi può diventare un eroe in attesa che qualcosa accada, non bisogna avere il gene di Madre Teresa di Calcutta per fare qualcosa di utile per la società.
Bene, molto interessante. Cosa possiamo dire ad amici e conoscenti che si sentono in dovere di fare qualcosa?
Risp: Studiate e soprattutto agite, fate qualcosa, perché il bene, come il male, può essere condiviso, ed è fantastico dopo aver discusso e argomentato con tanti giovani di psicologia sociale notare che leroismo si può contagiare!
Dove è possibile avere un contatto con Lei su questi temi?
Risp: Certo visitate il sito www.siamouominiecaporali.it . Scoprirete che siamo appena allinizio, uniamo le nostre forze e forse qualcosa, davvero cambierà
buon lavoro a tutti e grazie!
Grazie a Lei, davvero!
Utente: DANNA
Pubblico
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del 13/10/2014