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Fabio D'Anna
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di Decidiamolo Insieme
In queste ore stiamo assistendo al voto della Camera dei Deputati sulla legge elettorale denominata "Italicum".Il dibattito in corso comprende anche la possibilità che il Governo ponga il voto di fiducia sulla legge elettorale.
Questa sarebbe certamente una forzatura, e alla luce di quanto verificato sul testo in votazione, denoterebbe una fretta degna di miglior causa.
Difficilmente sottolineano che una legge elettorale esiste, ed è quella conseguente alla sentenza della Corte Costituzionale 1/14 ("Consultellum"), il dibattito politico è tutto incentrato sulle lotte interne tra i renziani e la minoranza interna del PD e sulle sorti del Governo in caso di mancata approvazione della legge, ma nessuno sembra interessarsi al merito della legge elettorale, ben pochi sembrano aver letto il testo di legge in approvazione e ancor meno ne hanno compreso gli effetti distorsivi e negativi che ne possono derivare.
Renzi sostiene che il testo non deve essere modificato, che è perfetto, che ha già subito l'approvazione in diverse fasi da tutto il PD, ma anche da altre forze politiche. Tutti concordi, dunque, tranne, dicono i sondaggi, il popolo italiano, ma questo resta un piccolo particolare trascurabile, tanto si sa il popolo cosa vuoi che ne capisca, non si è nemmeno letto la legge.
Noi invece abbiamo qualche dubbio che coloro che hanno (dicono) discusso la Proposta di Legge, sia negli ambienti governativi che nel Pd, sia alla Camera che al Senato, non l'abbiano letta attentamente, o non l'abbiano capita.
Vogliamo una prova concreta? Entriamo nel merito della legge elettorale in votazione.
Art. 1, lettera f)
("Elezione della Camera dei Deputati"): "sono attribuiti comunque 340
seggi alla lista che ottiene, su base nazionale, almeno il 40 per cento
dei voti validi".Testo della Proposta di Legge
Niente e nessuno può escludere che due liste ottengano il 40% dei voti validi, ancor più che dichiarano di voler andare verso il
bipartitismo. In questo caso secondo la lettera f) dell'art. 1 dovrebbero prendere
entrambe 340 seggi (in totale minimo 680), in un sistema costituzionale
dove i seggi della Camera sono 630. Questo rende PALESEMENTE incostituzionale una norma così scritta e un parlamento serio, approverebbe un emendamento per rimediare a questo madornale errore ma sappiamo che la determinazione di Renzi è più grande della sua stessa dignità. Pur vero che l'art.83 della stessa legge disciplina il modo in cui l'Ufficio centrale nazionale assegna i seggi e stabilisce di assegnare i 340 seggi alla lista con maggiore cifra elettorale nazionale ma ciò non toglie che la regola generale preveda invece l'assegnazione alla lista che abbia raggiunto il 40% un numero di seggi pari a 340. In virtù della regola generale (art. 1) la seconda lista dovesse raggiungere quel limite del 40% potrebbe impugnare la legge nella parte in cui all'art. 83 non venga demandato agli 'Uffici Centrale Nazionale e Circoscrizionale il compito di assegnare i conseguenti seggi. Inoltre nulla stabilisce la legge nel caso assolutamente improbabile ma non impossibile in cui entrambe le prime due liste abbiano ottenuto un identica cifra elettorale nazionale. Nessuno si è in definitiva preoccupato di controllare che la legge regga a casi limite, che mi rendo conto sono per lo più solo teorici ma che ogni norma robusta deve contemplare. Tuttavia l'assoluta volontà di Renzi di non applicare ulteriori modifiche è una responsabilità politica forte e ha la colpa di non aver valutato compiutamente tutte le possibili conseguenze.
Altre contraddizioni: cosa accede se solo una o due liste superano il 3% di sbarramento?
Sappiamo invece benissimo cosa accadrà nella ripartizione dei seggi, come sempre i capolista possono presentarsi in più collegi e scegliere dopo le elezioni in quale collegio risultare eletti, determinando cosi anche il risultato degli altri candidati presenti in lista, una volta almeno tale privilegio era riservato al più votato mentre con l'Italicum sarà dato al capolista che come si sa indipendentemente dai voti è preferito a chiunque altro candidato, non riusciamo proprio a capire come tutto ciò non possa essere considerato una palese violazione dell'Art.51 della Costituzione ("tutti i cittadini delluno e dellaltro sesso possono accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza").
Quando le norme sono scritte
male e sono funzionali all'interesse di bottega possono produrre effetti
devastanti, come di regola capita quando a trattare certi argomenti
sono dilettanti allo sbaraglio.
Utente: DANNA
Pubblico
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del 28/04/2015