Il buon esempio parte dal basso. Con noi la democrazia si evolve!
Fabio D'Anna
Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente.
Per cambiare qualcosa costruisci un modello
nuovo che renda la realtà obsoleta.
Buckminster Fuller
Il nostro è un movimento in crescita a cui tutti sono chiamati a partecipare.
Tutte le informazioni necessarie alla registrazione.
Iscriviti alla nostra mailing list.
Vieni a conoscerci personalmente. Controlla il prossimo evento programmato.
di Fabio D'Anna
A dispetto delle migliori norme costituzionali, ogni giorno subiamo il potere dello Stato e constatiamo la frustrante impotenza di ognuno di noi nei confronti delle pubbliche decisioni. Sempre più apertamente i politici ci convincono che l'esercizio del voto sia garanzia di vivere in uno Stato democratico. Del resto la democrazia viene contrapposta alla dittatura, il vivo ricordo di quello che sono state le recenti dittature in Europa ci fanno escludere facilmente di sentirci in dittatura, di conseguenza siamo sereni e non ci curiamo affatto di chi sente minacciata la democrazia, ci appare esagerato.
Eppure se esaminiamo il significato letterale della parola democrazia, ovvero governo del popolo, il dubbio di vivere ancora in uno Stato democratico non è poi cosi assurdo a meno di non asseverare che governo significhi semplicemente scegliere chi ci deve governare.
è un'illusione quasi puerile pensare che il governo del popolo si possa ottenere attraverso le elezioni perché anche qui il ruolo decisivo è giocato dai più forti: ne è dimostrazione eloquente la cosiddetta "più grande democrazia del mondo", cioè gli USA, dove i promotori, protagonisti e finanziatori sono quasi sempre potenti uomini d'affari e banchieri.
Il senato nordamericano è infatti detto "club dei miliardari". Le elezioni sono un fatto assolutamente necessario in democrazia ma non sufficiente ad assicurare il governo del popolo e spesso vengono utilizzate semplicemente per leggittimare l'esercizio di un potere che altrimenti sarebbe palesemente dittatoriale.
Il potere pubblico risulta più che mai lontano dal fabbisogno della collettività ma guai a parlare di dittatura sarebbe il modo migliore per farsi prendere per pazzi e rimanere inascoltati. Diamo quindi per assodato di essere in un regime democratico ma a questo punto nessuno ci impedisce di far notare le differenze tra diverse democrazie. Possiamo quindi realizzare una scala democratica? Ovvero possiamo far notare che è lecito parlare di qualità della democrazia? Stabilendo che la massima democrazia si ha quando il volere del popolo coincide perfettamente con le azioni di governo intraprese e si ha invece una fragile (per non dire inutile) democrazia quanto più dette azioni di governo siano distanti dal volere del popolo sovrano.
A questo punto rispondete sinceramente alla domanda: "Quanto è distante in Italia l'azione di governo dal volere del popolo?" e capirete anche che qualità di democrazia c'é in Italia. Ma per stabilire dei criteri più oggettivi, chiediamoci: quali strumenti il popolo possiede per riequilibrare le storture che inevitabilmente crea qualunque sistema di democrazia rappresentativa? La logica della rappresentanza quanto è sottomessa ad altre esigenze politiche (ad esempio la tanto sbandirata governabilità)? Esiste la possibilità concreta del popolo di intervenire efficacemente e tempestivamente a scelte sbagliate del governo?
Chiariamo subito, non è mia intenzione dichiarare che esiste un sistema alternativo valido alla delega per rappresentanza, la democrazia rappresentativa è ancora un fattore imprescindibile nell'organizzazione di uno stato, per il semplice motivo che se tutti ci occupassimo di scrivere le leggi con il dovuto approfondimento non ci sarebbe il tempo di fare altro.
Resto dunque ancorato saldamente ai principi costituzionali che hanno previsto per il nostro paese una democrazia rappresentativa,
tuttavia gli stessi costituenti si rendevano conto che il sistema rappresentativo, dovendo inevitabilmente semplificare, riduce il potere del popolo sovrano. Sono stati istituiti, infatti, strumenti di democrazia diretta con l'intento di ovviare a tali storture: i referendum, le petizioni e le leggi di iniziativa popolare. L'unico mezzo che si è rivelato in parte efficace è stato il referendum che, anche se spesso aggirato, costituisce l'ultimo vero baluardo di democrazia diretta in grado di imporre la sovranità popolare sulla volontà della classe dirigente del nostro paese. Gli altri strumenti sono meno efficaci proprio perché resi tali dalla classe politica nel corso degli anni. Giusto per fare un esempio, se vi fosse un obbligo di discutere le leggi di iniziativa popolare entro un ragionevole tasso di tempo lo strumento assumerebbe ben altra efficacia. In Svizzera gli strumenti di democrazia diretta sono in qualità ed in numero superiori a quelli italiani e non si può certo dire che non ne abbiano fatto buon uso.
Capite dunque che tutto il dibattito sulle riforme costituzionali, sulla governabilità, sul l'elezione diretta dei senatori, sul ruolo del governo e del parlamento, sul numero dei parlamentari non sono questioni semplicisticamente prive conseguenze pratiche, essi influiscono pesantemente sugli equilibri di governo e sul potere sovrano che l'articolo 1 della costituzione ha affidato al popolo.
Si tratta di argomenti troppo importanti per lasciarli ai soli giochi di potere tra maggioranza e minoranza del PD.
Questo popolo ha ancora voglia di riprendere in mano le redini del proprio futuro o desidera ancora lasciare tutto in mano alla partitocrazia? Difficile scelta per un popolo che è stato disabituato a pensare.
Utente: DANNA
Pubblico
visite 741
del 27/08/2015
Tutti gli articoli
Costituiamoci
Democrazia 2.0
Lettera agli indecisi
L'alternativa che non cerchi
Il paradosso delle regioni a statuto speciale