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  • Un Si per cancellare la Sicilia

    Un Si per cancellare la Sicilia

    Il pasticcio dei senatori siciliani nella riforma costituzionale

    di Avv. Alessandro Crociata
    CON LA RIFORMA COSTITUZIONALE LA SICILIA AVRÀ UN SOLO SENATORE. Uno dei punti fondanti della riforma costituzionale tanto cari ai sostenitori del SI è il superamento del bicameralismo paritario e la trasformazione del Senato in Camera rappresentativa dei territori.
    Qui vogliamo porre l'attenzione sul Senato e sulla sua composizione.
    L'art. 57 della riforma prevede che “Il Senato della Repubblica è composto da novantacinque senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e da cinque senatori che possono essere nominati dal Presidente della Repubblica. I Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano eleggono, con metodo proporzionale, i senatori tra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, tra i sindaci dei Comuni dei rispettivi territori.
    Nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a due; ciascuna delle Province autonome di Trento e di Bolzano ne ha due”.
    Sembra tutto chiaro tranne che la riforma dimentica che nel nostro ordinamento abbiamo 5 regioni a statuto speciale, ossia regioni che godono di norme diversificate e rafforzate rispetto alle altre regioni. Tra queste la Regione Sicilia.
    Lo Statuto della Regione Sicilia, approvato con Legge Costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2 di conversione del R.D.L. 15 maggio 1946, n. 455, all'art. 3, comma 7, prevede espressamente che “L'ufficio di Deputato regionale è incompatibile con quello di membro di una delle Camere, di un Consiglio regionale ovvero del Parlamento europeo”.
    L'incompatibilità significa che non puoi essere contemporaneamente deputato regionale e senatore.
    In sostanza, vigente questo Statuto, non si può realizzare la condizione prevista dall'art. 57 della Costituzione, ossia la elezione dei senatori tra i deputati regionali, come è invece possibile per le regioni a statuto ordinario che non hanno simile norma e per le quali, comunque, si avrebbe la prevalenza della norma costituzionale per il criterio gerarchico delle fonti.
    Criterio gerarchico che non si potrebbe applicare allo Statuto della Regione Sicilia in quanto approvato con Legge Costituzionale.
    Il pasticcio creato dalla riforma non è di facile soluzione.
    Non potrebbe essere risolto con i soliti escamotage all'italiana: fare dimettere il deputato regionale per fargli assumere l'Ufficio di senatore. Questo cozzerebbe con la premessa della riforma: se i senatori devono rappresentare i territori devono essere scelti tra i consiglieri e i sindaci; se non rivestono la carica di consigliere non possono assumere quella di senatore.
    Anche una modifica dello statuto oggi sarebbe di difficile realizzazione. La modifica va approvata con legge costituzionale, dunque con la procedura aggravata dell'art. 138 (tranne che per il referendum). Dobbiamo tenere conto del fatto che ormai siamo alla fine della legislatura, resta poco più di un anno, e pare veramente difficile ipotizzare che si possa arrivare in tempo utile.
    Questo significherebbe che il prossimo Senato sarebbe privo dei senatori siciliani, o meglio ne potrebbe avere uno solo quello scelto tra i sindaci.
    Questo poi creerebbe un enorme conflitto con la previsione dell'art. 57 dove è previsto che nessuna regione può avere un numero di senatori inferiore a due.
    Teniamo, infine, conto della previsione transitoria contenuta nel comma 13 dell'art. 39 della riforma, per il quale: “Le disposizioni di cui al capo IV della presente legge costituzionale non si applicano alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano fino alla revisione dei rispettivi statuti sulla base di intese con le medesime Regioni e Province autonome”. Norma che conferma la volontà del legislatore di tenere distinte le vicende delle regioni a statuto speciale da quelle ordinarie, solo che si è dimenticato di considerare le norme degli statuti delle regioni ad ordinamento speciale, come è la Sicilia.
    Sono tante le ragioni che ci inducono a votare NO il prossimo 4 dicembre al referendum costituzionale, da siciliani il fatto di non avere nostri senatori per un pasticcio, una dimenticanza della riforma, proprio non possiamo accettarlo, per questo invitiamo tutti i siciliani a votare NO.

    Utente: ALECRO

    Pubblico
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    del 02/11/2016

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