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di Giuseppe Marchese
Siamo alla costante ricerca del bello e di tutto ciò che è etico perché ci fa stare bene con noi stessi. Ma sono fortemente convinto che solo la matematica può aiutarci concretamente a raggiungere lo scopo di una qualità della vita eticamente accettabile.
Non mi riferisco al semplice studio di dati statistici o analitici al fine di fare una scelta o porre dei correttivi bensi mi riferisco ad una vera e propria formula d'applicare con volontà politica in un settore che rende l'uomo ricco di dignità, il lavoro.
Possiamo fare tutte le riforme che vogliamo e pensare tutti gli ammennicoli e accessori a sostegno del lavoro, ma rimarranno fuori dal vero cuore del problema, lontani dalla soluzione. Penso ad una formula elaborata da matematici che sia in grado di misurare l'etica di una azienda e se la stessa soddisfa senza alcun artificio il risultato viene premiata con una tassazione bassa e in linea con il processo etico pienamente soddisfatto.
Per capire meglio l'idea proviamo a definire le due principali proprietà di un azienda etica.
La prima riguarda la sua popolazione di dipendenti, questi dovrebbero essere misurati con un parametro che riguarda l'età media di tutti i propri dipendenti, un azienda sbilanciata con troppi dipendenti giovani o troppo anziani è un azienda che non guarda al futuro, viceversa un azienda con dipendenti che coprono diverse fasce di età prestabilite è un azienda che di fatto non caricherà mai sul costo degli ammortizzatori sociali i propri squilibri. In sintesi è da premiare la virtuosa gestione del personale che consenta ad una azienda il graduale passaggio di un lavoratore nel tempo dall'assunzione fino al pensionamento. Oggi è ormai moda e costume di macelleria sociale e quindi da condannare eticamente la propensione di pessimi e scadenti manager di aziende ad assumere giovani con sgravi fiscali, scaricando di fatto verso gli ammortizzatori sociali il personale in età avanzata. Tutto questo è permesso da una volontà politica incapace di creare incentivi corretti e matematici. E' pur vero che un modello matematico virtuoso ed etico per la popolazione dei dipendenti di un azienda potrebbe in questo momento storico risultare difficile d'attuare, ma il problema sarebbe prontamente risolto con la sinergia di una rete di consociativismo, affinché il lavoratore che per mansione specifica in una azienda può risultare non più efficiente in realtà può migrare in un altra in cui quella specificità è richiesta. Un azienda può definirsi etica e quindi premiata con forti sgravi fiscali solamente se misurata con formule matematiche legate all'età dei dipendenti e si trova anche in rete con un circuito di altre aziende che possono facilitare il passaggio e o la riconversione del lavoratore in altri settori, fosse anche il pubblico impiego. Se solo la volontà politica si attivasse per mettere in moto simili meccanismi ci troveremmo ad esempio l'anziano operaio edile che non può più svolgere determinate mansioni che si vedrà spostare in un ufficio della sua azienda per completare i suoi anni di servizio e non gravare sugli ammortizzatori sociali, oppure magari si troverà a divenire usciere in un palazzo dove vi è un altra azienda magari sbilanciata con molti giovani, penso ad esempio ad un call center, che ha bisogno di un dipendente anziano per rispettare la formula etica che gli consente di ottenere sgravi fiscali.
La seconda che a qualcuno può sembrare fortemente di sinistra forse perché già pensata da molti di quest'area, ma in realtà è più un concetto di legame matematico e di proporzione, se non addirittura una necessità immediata per grandi aziende e a volerla dovrebbero essere proprio i grandi azionisti, si tratta di legare nella scala di livelli aziendali gli emolumenti. E' semplicemente senza valore e disumano il divario esistente tra gli emolumenti dell'ultimo assunto in una azienda e il top manager (top manager che ritengo appartengono a quella classe pessima e scadente capace solo di privatizzare i profitti e socializzare le perdite, un compitino da studenti di classe elementare per intenderci). Si dovrebbe instaurare un tetto limite un esempio potrebbe essere un fattore moltiplicatore massimo di 5 o che non superi assolutamente la doppia cifra, in pratica un top manager non può prendere un emolumento che sia N volte superiore all'emolumento dell'ultimo assunto. Se un manager e tanto bravo da meritare di più, stabilito il suo compenso, viene ad essere certo anche il minimo compenso per l'ultimo dei suoi dipendenti.
Ecco come la matematica può aiutarci a creare modelli virtuosi di misurazione oggettiva dell'etica di un azienda, ma tutto questo ha un senso solo se c'è la volontà politica di una classe dirigente che guarda al futuro, che capisca che agevolare modelli sbilanciati di occupazione sta procurando danni irreversibili nel nostro paese lasciando terra bruciata. L'uomo non è carne da macello, l'uomo nasce ed ha una sua dignità legata fortemente al lavoro, minarlo costantemente cosi come hanno fatto tutti i nostri politici e con la riforma del job act, vuol dire essere totalmente inadeguati al ruolo che si ricopre, vuol dire essere meri esecutori di richieste fatte da oligarchie finanziarie e prive di senso etico e di umanità.
Utente: PINELOT
Pubblico
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del 18/03/2017