Il buon esempio parte dal basso. Con noi la democrazia si evolve!
Fabio D'Anna
Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente.
Per cambiare qualcosa costruisci un modello
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Buckminster Fuller
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di Noam Chomsky - fonte 'As i please'
UN uomo: Negli ultimi venticinque anni il capitale finanziario multinazionale, piuttosto che negli investimenti e nel commercio, è stato impiegato nelle speculazioni sui mercati azionari internazionali, al punto da dare limpressione che gli Stati Uniti siano diventati una colonia alla mercé dei movimenti di capitali internazionali. Non ha più importanza chi detiene il potere politico, tanto non sono più loro a decidere le cose da fare. Che portata ha, oggi, questo fenomeno sulla scena intemazionale?
Per prima cosa dobbiamo fare più attenzione al linguaggio che
utilizziamo, me compreso. Non dovremmo parlare semplicemente di Stati
Uniti, perché non esiste una simile entità, così come non esistono
entità come l'Inghilterra o il Giappone. Può darsi che la
popolazione degli Stati Uniti sia colonizzata, ma gli interessi
aziendali che hanno base negli Stati Uniti non sono affatto
colonizzati. A volte si sente parlare di declino dellAmerica, e se
si osserva la quota mondiale di produzione che viene effettuata sul
territorio degli Stati Uniti è vero, è in declino. Ma se si considera la
quota di produzione mondiale delle aziende che hanno sede negli Stati
Uniti, ci si accorgerà che non cè alcun declino, anzi, le cose vanno
per il meglio. Il fatto è che questa produzione ha luogo soprattutto nel
Terzo mondo. Quindi possiamo parlare di Stati Uniti come entità
geografica, ma non è questo ciò che conta nel mondo degli affari. In
sintesi, se non si parte da unelementare analisi di classe non si
riesce nemmeno a comprendere il mondo reale: cose come gli Stati Uniti
non sono entità. Ma lei ha comunque ragione: gran parte della
popolazione degli Stati Uniti viene sospinta verso una sorta di
condizione sociale da Terzo mondo colonizzato. Dobbiamo però ricordare
che esiste un altro settore, composto da ricchi manager, da ricchi
investitori e dai loro scherani nel Terzo mondo, come i gangster della
mafia russa o qualche ricco dignitario brasiliano, che curano i loro
interessi a livello locale. E questo è un settore del tutto diverso, i
cui affari stanno andando a gonfie vele. Per quanto riguarda i capitali
destinati alle speculazioni, anchessi hanno una parte estremamente
importante. Lei è nel giusto quando sostiene che hanno un enorme impatto
sui governi nazionali. Si tratta di un fenomeno molto esteso; le cifre
sono di per sé impressionanti. Intorno al 1970, circa il 90 percento del
capitale coinvolto nelle transazioni economiche internazionali veniva
utilizzato a scopi commerciali o produttivi e soltanto il 10 percento a
scopi speculativi. Oggi le cifre si sono invertite: nel 1990, il 90
percento del capitale totale era utilizzato per la speculazione; nel
1994 si era saliti addirittura al 95 percento. Inoltre lammontare
globale del capitale speculativo è esploso: lultima stima della Banca
mondiale indicava una cifra di circa 14 000 miliardi di dollari. Ciò
significa che ci sono 14 000 miliardi di dollari che possono essere
liberamente spostati da uneconomia nazionale a unaltra: un ammontare
enorme, superiore alle risorse di qual siasi governo nazionale, e che
quindi lascia ai governi possibilità estremamente limitate quando si
tratta di operare scelte politiche economico-finanziarie. Perché si è
verificata una crescita tanto imponente del capitale speculativo? I
motivi chiave sono due. Il primo ha a che fare con lo smantellamento del
sistema economico mondiale del dopoguerra, che avvenne nei primi anni
settanta. Vedete, durante la Seconda guerra mondiale gli Stati Uniti
riorganizzarono il sistema economico mondiale e si trasformarono in una
sorta di banchiere globale [durante la Conferenza monetaria e
finanziaria delle Nazioni Unite a Bretton Woods, nel 1944]: il dollaro
diventò la valuta mondiale, venne fissato alloro e divenne il punto di
riferimento per le valute degli altri paesi. Questo sistema fu alla base
della consistente crescita economica degli anni cinquanta e sessanta.
Ma negli anni settanta il sistema di Bretton Woods era divenuto
insostenibile: gli Stati Uniti non erano più abbastanza forti
economicamente da continuare a essere il banchiere del mondo,
soprattutto per gli alti costi della guerra nel Vietnam. Così Richard
Nixon prese la decisione di smantellare del tutto laccordo: allinizio
degli anni settanta sganciò gli Stati Uniti dal sistema monetario aureo,
aumentò le tasse sulle importazioni, distrusse tutto il sistema. La
fine di questo sistema di regolamentazione internazionale diede lavvio a
una speculazione sulle valute senza precedenti e a una fluttuazione
degli scambi finanziari, fenomeni da quel momento in costante crescita.
Il secondo fattore che ha determinato il boom del capitale speculativo è
stato la rivoluzione tecnologica nelle telecomunicazioni, che avvenne
nello stesso periodo e rese dimprovviso molto facile il trasferimento
di valuta da un paese allaltro. Oggi, virtualmente, lintera Borsa
valori di New York si sposta a Tokyo durante la notte: il denaro è a New
York di giorno, poi viene trasferito via rete a Tokyo, e siccome il
Giappone è in anticipo di quattordici ore rispetto a noi, lo stesso
denaro viene utilizzato in entrambi i posti. Ormai, quasi 1000 miliardi
di dollari vengono spostati quotidianamente sui mercati speculativi
internazionali, con effetti enormi sui governi nazionali. A questo
punto, la comunità internazionale che gestisce questi investimenti ha un
virtuale potere di veto su tutto ciò che un governo nazionale può fare.
è quanto accade oggi negli Stati Uniti. Il nostro paese si sta
riprendendo lentamente dallultima recessione; certamente è la ripresa
più lenta dalla fine della Seconda guerra mondiale. Ma cè stagnazione
soltanto sotto un certo punto di vista: la crescita economica è molto
bassa, si sono creati pochi posti di lavoro (in realtà, per molti anni, i
salari sono persino scesi durante questa ripresa), ma i profitti sono
andati alle stelle. Ogni anno la rivista Fortune esce con un numero
dedicato alla ricchezza delle persone più importanti del mondo, Fortune
500, il quale ci dice che i profitti in questo periodo si sono
impennati: nel 1993 erano molto buoni, nel 1994 esaltanti e nel 1995
avevano battuto ogni record. Nel frattempo i salari reali scendevano, la
crescita economica e la produzione erano molto basse e questa lenta
crescita a volte veniva addirittura fermata perché il mercato
obbligazionario dava segnali di non gradirla. Vedete, gli speculatori
finanziari non vogliono la crescita: vogliono valute stabili, quindi
niente crescita. La stampa specializzata parla apertamente della
«minaccia di una crescita troppo impetuosa», della «minaccia di un
eccesso di occupazione»: tra di loro lo dicono chiaramente. Il motivo?
Chi specula sulle valute teme linflazione, perché fa diminuire il
valore del suo denaro. E qualunque tipo di crescita o di stimolo
economico, qualunque diminuzione della disoccupazione minacciano di far
crescere linflazione. Agli speculatori valutari questo non piace, così
quando vedono i primi segnali di una politica di stimolo delleconomia o
di una qualsiasi iniziativa capace di produrre una crescita, portano
via i capitali da quel paese, provocando una recessione. Il risultato
complessivo di queste manovre è uno spostamento internazionale verso
economie a bassa crescita, bassi salari e alti profitti, perché i
governi nazionali che cercano di prendere decisioni di politica
economica e sociale non hanno mano libera temendo una fuga di capitali
che potrebbe far crollare le loro economie. I governi del Terzo mondo
sono bloccati, non hanno nemmeno la possibilità di portare avanti una
politica economica nazionale. Ormai cè da chiedersi se anche le grandi
nazioni, Stati Uniti inclusi, abbiano la possibilità di farlo. Non credo
che i governi che si sono succeduti in America avrebbero voluto
politiche economiche molto diverse ma, nel caso, penso che sarebbe stato
molto difficile, se non impossibile, attuarle. Per darvi soltanto un
esempio, subito dopo le elezioni del 1992, sulla prima pagina del Wall
Street Journal comparve un articolo in cui si informavano i lettori che
non avevano alcun motivo di temere che qualcuno dei sinistrorsi vicini
a Clinton avrebbe cambiato qualcosa una volta arrivato al potere.
Ovviamente il mondo degli affari già lo sapeva, come si può notare
osservando landamento dei mercati finanziari verso la fine della
campagna elettorale. Ma ad ogni buon conto il Wall Street Journal spiegò
che, se per qualche sfortunata coincidenza Clinton o qualsiasi altro
candidato avesse cercato di avviare un programma di riforme sociali,
sarebbe stato immediatamente bloccato. Larticolo affermava una cosa
ovvia e citava i dati che la confermavano. Gli Stati Uniti hanno un
forte debito, che era parte integrante del programma Reagan-Bush per non
permettere al governo di portare avanti iniziative di spesa sociale.
Essere in debito significa soprattutto che il dipartimento del Tesoro
ha venduto un sacco di titoli obbligazioni, buoni del Tesoro e via
discorrendo agli investitori, che a loro volta li scambiano sul
mercato dei titoli. Secondo il Wall Street Journal, ogni giorno si
scambiano circa 150 miliardi di dollari esclusivamente in titoli del
Tesoro. Larticolo spiegava che se gli investitori che possiedono questi
titoli non apprezzano le politiche del governo americano possono, come
avvertimento, venderne qualche piccola quota e ciò provocherà
automaticamente un aumento del tasso dinteresse, che a sua volta farà
aumentare il deficit. Ebbene, in questo articolo si calcolava che se
questo avvertimento fosse sufficiente ad alzare il tasso dinteresse
dell1 percento, il deficit aumenterebbe da un giorno allaltro di 20
miliardi di dollari. Ciò significa che se Clinton (questa è pura
immaginazione) proponesse un programma di spesa sociale di 20 miliardi
di dollari, la comunità degli investitori potrebbe trasformarlo
istantaneamente in un programma da 40 miliardi dollari, con un solo
piccolo segnale, bloccando così ogni altra mossa di quel genere.
Contemporaneamente, sullEconomist di Londra grande giornale liberista
si poteva leggere un articolo fantastico sui paesi dellEuropa
orientale che avevano votato per far tornare al potere i socialisti e i
comunisti. Ma in sostanza larticolo invitava a non preoccuparsi, perché
«lamministrazione è sganciata dalla politica». In altre parole,
indipendentemente dai giochi che quei tipi si divertono a fare
nellarena politica, le cose continueranno come sempre, perché li
teniamo per le palle: controlliamo le valute internazionali, siamo gli
unici che possono concedere prestiti, possiamo distruggere le loro
economie come e quando vogliamo. Che si occupino pure di politica, che
fingano pure di avere la democrazia che vogliono, facciano pure: basta
che «lamministrazione sia sganciata dalla politica». Quello che sta
accadendo in questo periodo è una novità assoluta. Negli ultimi anni si
sta imponendo un nuovo tipo di governo, destinato a servire i bisogni
sempre crescenti di questa nuova classe dominante internazionale, che a
volte è stata definita il governo mondiale di fatto. I nuovi accordi
internazionali sul commercio riguardano proprio questo aspetto, e parlo
del NAFTA, del GATT e così via, così come della cee e delle
organizzazioni finanziarie come il Fondo monetario internazionale, la
Banca mondiale, la Banca interamericana di sviluppo, lOrganizzazione
mondiale del commercio (wto), i G7 che programmano gli incontri tra i
grandi paesi industrializzati. Questi organismi sono tutti espressione
della volontà di concentrare il potere in un sistema economico mondiale
che faccia sì che «lamministrazione sia sganciata dalla politica»; in
altre parole, che la popolazione mondiale non abbia alcun ruolo nel
processo decisionale, che le scelte strategiche vengano trasferite in un
empireo lontanissimo dalle possibilità di conoscenza e di comprensione
della gente, che così non avrà la minima idea delle decisioni che
influenzeranno la sua vita e certo non potrà modificarle. La Banca
mondiale ha un proprio modo per definire il fenomeno: lo chiama
isolamento tecnocratico. Quindi, se leggete gli studi della Banca
mondiale, vedrete che parlano dellimportanza dell isolamento
tecnocratico, alludendo alla necessità che un gruppo di tecnocrati,
essenzialmente impiegati nelle grandi imprese multinazionali, operi in
pieno isolamento quando progetta le politiche perché, se la gente
venisse coinvolta, potrebbe farsi venire in mente brutte idee, come un
tipo di crescita economica che operi a favore di tutti invece che dei
profitti e altre sciocchezze del genere. Allora bisogna che i tecnocrati
siano isolati, e una volta ottenuto lo scopo si potrà concedere tutta
la democrazia che si vuole, tanto non farà alcuna differenza. Sulla
stampa economica internazionale questo quadro è stato definito con una
certa franchezza come la nuova età imperiale. E la ritengo una
definizione azzeccata: di certo stiamo andando in quella direzione.
Utente: DANNA
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