Il buon esempio parte dal basso. Con noi la democrazia si evolve!
Fabio D'Anna
Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente.
Per cambiare qualcosa costruisci un modello
nuovo che renda la realtà obsoleta.
Buckminster Fuller
Il nostro è un movimento in crescita a cui tutti sono chiamati a partecipare.
Tutte le informazioni necessarie alla registrazione.
Iscriviti alla nostra mailing list.
Vieni a conoscerci personalmente. Controlla il prossimo evento programmato.
di Mauro Meggiolaro da 'Il Fatto quotidiano'
Che senso ha continuare a snobbare il nucleare? Alla fine lo importiamo dalla Francia,
tanto vale portarcelo in casa. Lo sentiamo ripetere come un mantra
ogni volta che si tocca la questione dellatomo. Ma è veramente così? E
se lo è, quanto pesa effettivamente lenergia atomica francese sul
totale del nostro fabbisogno energetico? Per capirlo basta armarsi di
pazienza e fare due calcoli. Partiamo dal fabbisogno nazionale lordo e cioè dalla richiesta totale di energia elettrica in Italia. Nel 2009, secondo i dati pubblicati da Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, è stato pari a circa 317.602 Gwh (Gigawatt/ora allanno). Di questi, circa 278.880 Gwh
(87,81%) sono stati prodotti internamente, in buona parte da centrali
termoelettriche (77,4% delle produzione nazionale) che funzionano
principalmente a gas (65,1% del totale termoelettrico), carbone (17,6%) e
derivati petroliferi (7,1%): combustibili fossili, in larga parte
importati. Il gas, che è la fonte più rilevante nel mix energetico
italiano, arriva per il 90% dallestero, soprattutto da Algeria (34,44% del totale importato), Russia (29,85%) e Libia
(12,49%). La parte di fabbisogno non coperta dalla produzione nazionale
viene importata, tramite elettrodotti, dai paesi confinanti.
In tutto, nel 2009, sempre secondo i dati di Terna, abbiamo acquistato
dallestero circa 44.000 Gwh di energia, al netto dei 2.100 circa che
abbiamo esportato. 10.701 Gwh ce li ha ceduti la Francia, 24.473 la Svizzera e 6.712 la Slovenia. Tre paesi ai nostri confini che producono elettricità anche con centrali nucleari. In base ai dati pubblicati dalla Iaea
(Agenzia Internazionale per lEnergia Atomica), la Francia produce il
75,17% dellelettricità con il nucleare, la Svizzera il 39,50% e la
Slovenia circa il 38%. In termini di Gwh questo significa che importiamo
circa 8.000 Gwh di energia elettrica prodotta dalle centrali nucleari
francesi, 9.700 Gwh dalle centrali svizzere e 2.550 Gwh dallunica
centrale slovena. Quanto pesa quindi il nucleare estero sul fabbisogno
italiano? Il conto è presto fatto. Basta dividere i Gwh nucleari
importati mettendo a denominatore il fabbisogno nazionale lordo. Si
scopre così che solo il 2,5% del fabbisogno nazionale è coperto dal nucleare francese, il 3,05% dal nucleare svizzero e lo 0,8% da quello sloveno.
In realtà, se si considera il mix medio energetico nazionale
calcolato dal Gestore servizi energetici (GSE) in collaborazione con
Terna, la percentuale di energia nucleare effettivamente utilizzata in Italia è pari ad appena l1,5% del totale. Se si scompone il dato, si scopre che il nucleare francese pesa per circa lo 0,6%
sul mix energetico nazionale. Ma cè unaltro dato da considerare.
Consultando i dati pubblicati da Terna si scopre infatti che lItalia
dal punto di vista energetico è tecnicamente autosufficiente. Le nostre
centrali (termoelettriche, idroelettriche, solari, eoliche, geotermiche)
sono in grado di sviluppare una potenza totale di 101,45 GW, contro una richiesta massima storica di circa 56,8 GW
(picco dellestate 2007). Perché allora importiamo energia dallestero?
Perché conviene. Soprattutto di notte, quando lelettricità prodotta
dalle centrali nucleari, che strutturalmente non riescono a modulare la
potenza prodotta, costa molto meno, perché lofferta (che più o meno
rimane costante) supera la domanda (che di notte scende). E quindi in
Italia le centrali meno efficienti vengono spente di notte proprio
perché diventa più conveniente comprare elettricità dallestero.
E se dovesse succedere un incidente in una delle centrali dei paesi
confinanti?. Beh, non ci sarebbe da rallegrarsi, ma ancora una volta i
dati possono esserci (un po) di conforto. Le tre centrali nucleari più
vicine allItalia sono in Francia a Creys-Malville (regione dellIsère),
in Svizzera a Mühleberg (vicino a Berna) e in Slovenia a Krko, verso
il confine con la Croazia. Creys-Malville è a circa 100 Km in linea daria dalla Valle dAosta, a 250 Km da Torino e a 350 Km da Milano. Mühleberg dista circa 100 Km dal confine piemontese e 220 Km da Milano. Krko è a 140 Km da Trieste. Ammesso che si possa usare come riferimento il disastro di Černobyl,
in caso di incidente sembra che la più alta esposizione alle radiazioni
si verifichi nel raggio di 30-35 chilometri dal reattore. Quindi nelle
nostre valli alpine e nelle grandi città del nord si possono dormire
ancora sonni abbastanza tranquilli rispetto alleventualità che si
costruisca un reattore dentro i confini nazionali.
Utente: DANNA
Pubblico
visite 733
del 29/03/2011
Tutti gli articoli
Rinsaldiamo il bilancio puntando sull'energia
I Deputati all'ARS non arrivano a fine mese, facciamo una colletta!
Il no dell'ARS al referendum sulle trivelle mortifica la democrazia
Bilancio partecipativo
Non ha piu' importanza chi detiene il potere politico